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Caccia a Ottobre Rosso (1990) di John McTiernan

12 maggio 2016 | commenta

Vi ricordate Firefox di Clint Eastwood? È un film del 1982, si narra del furto di una proprietà delle repubbliche sovietiche, un aereo velocissimo, una ruberia giustificata, la velocità si addice al capitalismo.
Qui, nel film di Sean Connery, non c’è furto, la superiore esigenza di una parità negli strumenti intelligenti per ammazzarsi consiglia e porta la diserzione e la consegna della nave dai russi agli americani, che a loro dire ne farebbero usi più giustificati.
Si vede un solo corpo morto in questo film, il commissario del popolo, l’uomo senza soggettività, garanzia contro l’eventuale pazzia del capitano. Da allora in poi si cambia, dopo verranno i prodigi delle macchine da combattimento mostrati con ecatombe di uomini che si spezzettano e distribuiscono in mille pezzi a terra. La potenza delle armi oggi si accoppia alla verisimiglianza dell’immagine virtuale ed è proporzionale alla macellazione del corpo umano.
In questo film, invece, si fa vedere una guerra stellare subacquea restituendo alla lotta col nemico la geometria del gioco e la proprietà della esperienza del marinaio. Mi è piaciuto guardare l’autenticità della plancia della grande macchina sottomarina, le spiegazioni sul sonar, la maneggevolezza di una portaerei che sta sotto il pelo dell’acqua, smisurata anche per l’infinito oceano. I miei giochi guerreschi di tanti anni fa non prevedevano l'onnipotenza visiva delle immagini virtuali, non chiedevano il supporto di falsi tecnologici. Immaginavo, non credevo. Certo questo film ha grandemente aiutato la vendita delle armi russe, ai cinesi per esempio il caccia bombardiere Sukhoi.
Il sociologo De Masi dice che negli ultimi due anni di vita si consumano più farmaci di quanto si sia fatto nel resto della nostra sempre più lunga esistenza. La morte ci fa dispetto, si resta sorpresi, è meglio arrendersi, accettare di non aver trovato un trattamento personalizzato, una misura soggettiva del tempo, che non è l’intervallo tra la nascita e la morte.
La morte come aver sbagliato i conti. Puoi esasperare tutti i calcoli, stirare le leggi della ingegneria chirurgica, la morte è un errore per te e per quelli che hanno scommesso il loro affetto su di te.
Il sociologo dovrebbe contare quante volte si dice morire e invece si sta parlando di uccidere. Per studiare la soggettività umana, il self, si deve fare a meno dei dati statistici ed epidemiologici, non basarsi sui dati biochimici.
L’aspetto di Sean Connery coperto di colbacco e barba polare che abbandona al suo destino la macchietta di 007 e ostenta a Nettuno la genialità (bolscevica) degli umani tra i gemelli di Thor per sfuggire al duplice attacco della flotta sovietica e quella americana, dimostra che si può trovare l’elisir di lunga vita pur perdendo la fede. La plancia dell’Ottobre Rosso è una Star Trek vera, niente orecchie a punta del Nostromo, la nave con la gioia di un giocattolo si guida con sterzo da automobile elettrica, si tira su e si emerge, si cala giù e si va verso gli abissi. I sovietici sono pari a noi democratici per soluzioni tecnologiche, per spirito creativo e collettivo, per l’estetica e il design delle macchine, ma difettano e questo li perderà, nella gestione efficace della bramosia e dell’invidia. Hanno una rozza idealizzazione leninista del capo-padre, come le icone bizantine, bidimensionali, visioni per credere.
Dice la pellicola, il comunismo sovietico finisce perché il capitalismo americano nonostante le sue nefandezze resta il mondo delle opportunità e della libertà, là dove il segretario alla difesa raccoglie i pareri pacifisti di un non militare e l’ammiraglio buono sa come scegliere i suoi successori. Era il1990 e l’utopia di una transizione armonica della Russia ad un’economia di mercato era ancora plausibile. Quanta acqua è passata sotto i ponti, venne Putin e Obama abbraccia Raoul Castro.
Le tecniche di guerra subacquea svelate alla massa, accorciare la distanza anziché sfuggire al siluro, il professore di Vilnius, dimostra sul campo la sua meritata autorevolezza. I russi sono bravi, sono multi etnici, hanno tenuto insieme lituani e balcanici, mongoli e kirghisi, così raccontati sembrano tanto simili agli americani, un impero federale.
Nostalgia di giochi multimaterici, legno, plastica, alluminio, tutto tatto e olfatto, niente dominio del guardare. La mia portaerei era un naufrago pezzo di tavola, gli aerei piccoli e fortunati ritrovamenti, le capsule di plastica delle supposte per febbre di bambini, ogive di astronauti prelunari. Gli utensili trasfigurati, non si pretendeva una visione realistica, né l’invenzione di un’immagine vertiginosa. La costruzione dei giocattoli digitali completi di particolari persuasivi e meramente oculari distruggono la memoria e la capacità di ricreare. Tutti spettatori con naufragio.
Cieco, Ottobre Rosso sempre attraversa silenzioso I Gemelli di Thor senza sfiorarli e noi con lui.

 

Goffredo Carbonelli